MONTAGNE SACRE (2021 - work in progress)

 Serie a numero indefinito di fotografie analogiche medio formato 6x6, con tecnica doppia esposizione, scattate con una macchina fotografica vintage Debonair (uno dei tanti cloni del progetto Diana) caricata con pellicole Lomography e Kodak.

Le mie “Montagne Sacre” vogliono accostarsi al noto film “La montagna sacra” (1973) di Alejandro Jodorowsky, nel tentativo, attraverso un medium differente, di mettere in connessione la montagna con la “psichedelia”, nel senso più ampio del termine: intesa, quindi, come “allargamento della coscienza”, senza tuttavia raggiungere lo stato di alterazione dovuto all'uso di sostanze psicoattive, come è invece descritto nel brano del 1971 “Misty Mountain Hop” dei Led Zeppelin. Possiamo capire il senso di questa connessione rifacendoci al filosofo Henry David Thoreau, che attribuisce proprio alla natura il ruolo di possibile strumento per questo “allargamento di coscienza”. La natura, nella sua ottica, non è tanto un mezzo per il raggiungimento di conoscenze ideali di ordine superiore, quanto piuttosto l’oggetto ultimo della pratica filosofia, fonte di benessere e soluzione esistenziale. Ma anche esempi contemporanei dell’alpinismo mostrano come il rapporto tra uomo e natura sia longevo quanto l'uomo stesso. Reinhold Messner, giusto per citare il più celebre alpinista di sempre, ha fatto della pratica dell'esplorazione e della sfida con sé e la montagna uno stile di vita e focus esistenziale, non nascondendo anche un lato umano contemplativo, introspettivo e mistico, unico modo, forse, per affrontare la montagna e vincerla. Alle ascensioni delle montagne corrisponde un uguale arrampicarsi su e giù dentro sé stessi: per farlo occorrono capacità fisiche, costanza, misticismo, disciplina e tempo. Ma questo genere di spiritualità e contatto con noi e con l'altro (non solo umano) ci è stato portato via dal frenetico mondo della riproducibilità delle immagini in movimento. In maniera quasi preveggente, proprio quelle le immagini in movimento del film sperimentale Koyaanisqatsi (1982), avevano già anticipato quello che sarebbe stato il corso della storia: l’alterazione del bioritmo dell’individuo a fronte di un nuovo ritmo globale. Diventa, quindi, necessario rallentare, puntando allo sviluppo armonico della persona: un rallentare da intendersi quasi come una pratica zen, attraverso il recupero del proprio bioritmo e della propria biodiversità, cambiando punto di vista percettivo. In breve, creando nuove prospettive per affrontare le (proprie) montagne. Nella serie “Montagne Sacre” sono le cime, per come si sono mostrare a me e alla mia rudimentale strumentazione, a prendersi il ruolo di unica e diretta testimonianza di questo percorso interiore.


#1, Monte Ebro


#3, Monte Prenardo


#6, Madonna del Vento


#7, Monte Lesima


#8, Cima Colletta

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